Quando faccio obiezione rispetto allo studio o utilizzo del tai ji quan come metodo di autodifesa, mi ritrovo inevitabilmente testimone di un “piccolo/grande problema” nell’interlocutore che ho davanti:
Non è “che non capisca ciò di cui parliamo”… semplicemente NON DA VALORE A CIO’ CHE COMPRENDE…! (o ne dà comunque moooooolto meno rispetto a quanto ne da a “ciò in cui crede”!)
Questo di solito è la prova tangibile di 2 cose:
- L’arroganza da cui è affetto…
- La totale inesperienza su cui basa la tesi che vuole sostenere…
Detto terra terra:
Quando qualcuno tenta di sostenere imperterrito che “il suo tai ji è adatto a difendersi e LUI lo usa”, non ha capito “cosa sia il tai ji” o NON HA MAI COMBATTUTO!
A differenza dei precedenti articoli sull’argomento, oggi voglio rimanere fuori dalla questione tecnica, e semplicemente “GUIDARTI IN UN RAGIONAMENTO”.
A fine articolo, “deciderai da solo” cosa fare di ciò che hai compreso e come comportarti… OK? 😉
LE 2 RAGIONI NASCOSTE e i 3 TESTIMONI del CIARLATANO
Cercando di venire velocemente al nocciolo della questione, devi sapere che le ragioni per cui un “maestro di tai ji” lo propone come metodo di autodifesa, è imputabile esclusivamente a 2 ragioni:
- IL SUO STUDIO “SULLA TEORIA” FA SCHIFO
- IL SUO STUDIO “SULLA PRATICA” FA SCHIFO
Troppo duro???
FORSE… tuttavia “fai uno sforzo” e seguimi nel discorso…
Prima di tutto, sarebbe opportuno chiarire una volta per tutte un SEMPLICE PUNTO:
IL KUNG FU “NON E’ L’ARTE MARZIALE CINESE”!!!
(te ne parlo in modo “masticabile” nei 2 articoli che trovi a questi 2 link: link 1 ; link 2 )
Arte marziale in cinese si dice WU SHU
Mentre il KUNG FU (o Gong Fu) è l’impiegare tempo ed energia per sviluppare abilità e per migliorare… ossia “quel tipo di atteggiamento mentale e pratico” che conduce allo sviluppo efficiente di qualche abilità!
Se capisci questo possiamo “sgretolare il primo FONDAMENTO FALLACEO di quel che “la persona media CREDE” (indipendentemente dal fatto che sia un OUTsider o un INsider di questa disciplina… ovviamente “ben più grave se tale convinzione aleggia sulla bocca di UNO DEL MESTIERE”! ok?)
LE ARTI MARZIALI “INTERNE”, NON ESISTONO!!!!
Esiste, casomai, un “kung fu interno”!!!
Se si “ragionasse”, sarebbe facile “cogliere questo fondamentale aspetto”!!!
Quale “oscuro significato” dovrebbe avere una “spedizione militare, o una guerra INTERIORE” come abilità?!!??!!??!?!
CASOMAI, si tratterebbe ragionevolmente, di un “conflitto interno”!!!
Proprio “quello di cui si fanno portatori”, tutti quei DOCENTI di TAI JI QUAN, che insegnano “qualcosa” spacciandolo per IL TAI JI QUAN “ARTE MARZIALE PER DIFENDERSI”!!!
Ad un “insider SERIO”, o ad un semplice “praticante di qualsiasi SPORT DA COMBATTIMENTO”, basta collegarsi a youtube e visionare qualche filmato sull’argomento, per rendersi conto della BUFALA APOCALITTICA!!!
E ogni tanto, infatti, “qualcuno” (che dalle mie parti chiamano QUEL DEL FORMAIO!) si propone di filmare e “sputtanare planetariamente” il PAGLIACCIO/CIARLATANO di turno…
Ma sai… quando “uno ci crede”, di solito “filtra ciò che vede” accogliendo ciò che conferma la sua sensazione, e “respingendo ciò che la contrasta”!
Ergo, PER MOLTI, il problema rimane quello accennato ad inizio articolo:
NONOSTANTE “SI COMPRENDA”, si tende a DAR PIU’ VALORE (anche proteggendolo assurdamente!) A CIO’ CHE SI CREDE!
Per cui, questo passaggio rappresenta GIA’ UN PRIMO TASSELLO che ti fa i capire uno dei motivi perchè LO STUDIO TEORICO, di solito FA SCHIFO!!!
Ma ti dirò di più (in realtà lo ripeto…se hai già letto altri miei articoli suo MIO AMATO TAI JI QUAN), esiste un secondo ULTERIORE TASSELLO GROSSO COME UNA CASA, da tener presente se non vuoi far la fine del “cappone Statunitense”!!
Clicca sull’immagine e goditi questa scena di Kung fu Panda 2…
Quando PO in questa scena “accoglie e trasforma” l’energia della cannonata, ti stà mostrando il reale SIGNIFICATO MARZIALE del Tai ji Quan!!!!
Esiste una “pratica ben precisa” che funge da “allenamento esterno” dei principi del Tai ji Quan:
SI CHIAMA “TUI SHOU“
Anche se letteralmente si pone l’attenzione traduttiva nello “spingere” (tui) con le “mani” (shou), in realtà il grosso del lavoro è quello svolto dall’interlocutore!!!
CHI SPINGE “crea”…
CHI ACCOGLIE “riceve e trasforma”…
A livello pratico quindi, il grosso del lavoro è incentrato sullo sviluppare l’abilità di RICEVERE E TRASFORMARE!!!!
NON certo la CACATA ABOMINEVOLE delle “applicazioni ipotetiche” delle varie tecniche che compongono la sequenza delle forme!!! (ma ci arrivo tra poco!)
Quel tipo di “lavoro”, svolge infatti la funzione “didattica” di collegare il movimento “ad immagini” che evocano “un ipotetico combattimento”… la cui “utilità” andrebbe ricercata nel “fornire un riferimento pratico chiaro” atto a costruire i “movimenti a vuoto” attraverso cui si andrà a lavorare nella pratica…
MA QUESTO NON SIGNIFICA NE’ CHE REPLICANDO IL MOVIMENTO IN MODO VELOCE SI IMPARI A DIFENDERSI (anche se una certa efficacia in alcuni “particolari contesti” e con certe tecniche, potrebbe anche verificarsi), NE’ TANTOMENO CHE “QUELLO” SIGNIFICHI “DIFENDERSI COL TAI JI QUAN”!!!!
Se infatti “ti spingi” ad andare “oltre le paralizzanti convinzioni DA GHETTO MENTALE”, ed analizzi “sul piano PRATICO” quelle tecniche, scoprirai IL TERZO SEGRETO DI FATIMA:
Le tecniche che “funzionano a livello pratico”, SONO LE STESSE IN QUASI TUTTE LE ARTI PER COMBATTERE!!!!
Ma va???!!!
Ovvio che “CHI ABBRACCIA UN CREDO ARROGANTE” non potrà MAI ACCORGERSI DI QUESTA REALTA’!!! Finendo per far la figura del PAMPURIO, imputando “la tecnica di valore” ESCLUSIVAMENTE ALLA SUA ARTE!!!
In altre parole:
Becchi “la tecnica che funziona” ed a livello pratico la TROVI espressa nel Krav Maga, nel Ba Ji Quan, nel Wing Chun, nel Tai Ji Quan, etc etc… forse con “piccole differenze estetiche”, ma UGUALI nel principio!
Ora la “questione” (che tra l’altro spesso genera ATTRITI STERILI tra rappresentanti di DISCIPLINE DIVERSE) è che “in alcune scuole”, il lavoro pratico è:
- Esclusivamente rivolto “alle forme” (o kata o sequenza preordinate)…
- Rivolto alla forma ed all’applicazione con partner accondiscendente…
- Rivolto allo studio della forma, dell’applicazione con partner accondiscendente e “NON” accondiscendente in contesto “combattimento”.
OVVIAMENTE quelle il cui studio si articola secondo questo ultimo punto, offriranno un tipo di approccio “più veritiero e completo” rispetto alle altre…
Attraverso LE SEQUENZE si perfezionano i movimenti…
Attraverso l’approccio “accondiscendente” si sperimentano alcune dinamiche interattive…
Attraverso “il combattimento” si realizza la REALE TRADUCIBILITA’ di quella tecnica in un ipotetico scontro!!!
TUTTAVIA, si sta parlando di ABILITA’ DI COMBATTERE… non della disciplina di riferimento! OK?
Significa che se “la versione accelerata di una tecnica di tai ji quan” FUNZIONA, non è perchè IL TAI JI FUNZIONA!!!!
Ma perchè il KUNG FU MARZIALE (l’abilità di combattere) “relativo a quella tecnica” è BUONO!!!
La cosa che dovrebbe far riflettere un INsider, è che SE QUEL TIPO DI ABILITA’ MARZIALE E’ COMUNE A “MOLTE DISCIPLINE DIVERSE”, si dovrebbero dedurre 2 cose:
- o quello che si sta utilizzando NON E’ TAI JI QUAN
- o TUTTE LE DISCIPLINE che accondiscendono tale tecnica SONO TAI JI QUAN!!!!
E’ chiaramente DA SCIOCCHI poter anche solo pensare per un momento alla seconda ipotesi!!! (paradossalmente è proprio ciò che si manifesta con maggior frequenza nell’ambiente delle arti marziali cinesi, dove i vari “maestroni ITALIANI e non”, si espongono attribuendo pateticamente alla PROPRIA ARTE le royalty di quel tipo di EFFICACIA!)
LA VERITA’ è che non si tratta del pugilato della suprema polarità… ma di una “traslitterazione pratica” di qualche tecnica estrapolata da quella stessa sequenza creata per fornire una base su cui studiare il tai ji ed impiegata FUORI LUOGO rispetto ai PRINCIPI TAOISTI che il Tai ji quan dovrebbe esprimere in modo emblematico!
CONCLUDENDO:
…possiamo quindi definire, a questo punto, i 3 testimoni del ciarlatano quando parliamo di Tai Ji Quan:
- Testimonianza CONCETTUALE
- Testimonianza PRATICA
- Testimonianza EVOLUTIVA
CONCETTUALE
Cosa significa “la suprema polarità” in termini di PRINCIPI TAOISTI che il Tai Ji Quan rappresenta???
Se vedi una persona che “esegue qualche tecnica che funziona semplicemente per una questione di MERA VELOCITA’“ha ben poco a che vedere con “LA MASSIMA ESPRESSIONE DEI PRINCIPI TAOISTI applicati al combattimento!!!
Probabilmente si tratta di una condotta “anche efficace in qualche confronto” (questo è auspicabile!), ma NON CENTRA NULLA COL TAI JI QUAN!!!
A quel punto, prima di farti male sul serio “sviluppando convinzioni che ti renderanno sempre meno consapevole”, ti suggerirei di “prendere atto” se sia il sentirti piu’ sicuro dentro ad interessarti; o l’IDEA DI POTERTI DIFENDERE DAL “MALE ESTERNO” imparando a combattere… in tal caso, forse sarebbe meglio che tu ANDASSI A FARE QUALCOS’ALTRO!!!
Personalmente non “concordo molto con la politica” dei corsi di DIFESA PERSONALE (tranne che per professionisti del settore!), ma se proprio hai bisogno del K.O. FISICO per “comprendere”, un CORSO di SPORT DA COMBATTIMENTO CON QUALCHE DOCENTE “SANO DI MENTE” potrà sicuramente rivelarsi “appagante” per soddisfare le tue esigenze!!!
IL REALE “MODO DI INTERPRETARE IL CONCETTO MARZIALE DEL TAI JI QUAN è quello della SCENA DI KUNG FU PANDA 2 che ti ho linkato qui sopra“…PUNTO.
PRATICO
Stai frequentando o sei in procinto di frequentare un corso di TAI JI QUAN e ti parlano di “difesa personale”??
Verifica SUBITO se e “quanto dell’allenamento pratico” è rivolto allo studio del TUI SHOU e se, (questo è fondamentale!) si PRATICA IL “COMBATTIMENTO LIBERO CON PARTNER NON ACCONDISCENDENTE!!!
Se non “si fa”, ti ritroverai a sviluppare “pericolose persuasioni interne di invincibilità” che potrebbero tradursi in PROBLEMI MOLTO SERI nel momento in cui ti scontrassi con una REALTA’ TROPPO DISTANTE da quella “dei tuoi allenamenti”!!
AMO IL TAI JI QUAN, ma la consapevolezza di un allievo e l’ETICA di un docente ritengo siano qualcosa di IMPRESCINDIBILE in una BUONA SCUOLA…
NON E’ “MAI” UNA QUESTIONE DI CREDERE… ma di “comprendere la realtà”…
Nel primo caso finiresti per diventare UN CONVINTO nelle mani di UN ALTRO CONVINTO PIU’ FURBO DI TE…
Nel secondo accrescerai il tuo livello di consapevolezza e “sarai LIBERO”!
Imparare a “difendersi con il tai ji quan”, significa arrivare a governare ogni interazione con un avversario, attraverso il raggiungimento di un “livello di abilità tale nel ricevere e trasformare”, che NELLA STORIA è stato raggiunto da un numero di individui “inferiore a quello delle dita di una mano”!!!
Tienilo presente se “ti sentissi attratto da alcune idee strane”!! 😉
EVOLUTIVO
Questo punto, anche se l’ho già trattato in altri articoli che trovi su questa piattaforma, è veramente TESTIMONIANZA DI UN PARADOSSO:
Se IN CINA (ma anche nel resto del mondo) “nessuna forza armata” viene addestrata con il tai ji quan… CI SARA’ FORSE UN MOTIVO?!?!?!
Se nella CULLA che ha dato i natali a questa nobilissima disciplina (tanto da conferirgli il riferimento ad una SUPREMA POLARITA’!!!), i secoli e la storia HANNO PALESEMENTE SENTENZIATO l’EVOLUZIONE SULLA VIA PROPEDEUTICA, non ti viene da chiederti “il motivo per cui qualche presuntuoso inetto occidentale” si sia tanto prodigato per INSEGNARLO COME ARTE MARZIALE e PER DIFENDERSI??!?!?!
Se “sembrerebbe anche vero” che il TAI JI sia nato in seno ad un Generale della famiglia CHEN come arte marziale (magari SI E’ PARTITI DA QUELLA PER FARE QUALCOS’ALTRO?!???!?!??), nel corso dei secoli è tuttavia giunto ai giorni nostri EVOLVENDO come ARTE PER LA SALUTE (infatti è il kung fu ad essere interno! …non il wu shu, l’arte marziale!!)…
E’ DAVVERO COSI’ DIFFICILE “ACCETTARE” CHE SI TRATTA di un “lavoro interiore” incentrato SULLO SVILUPPO DELL’ABILITA’ DI RIARMONIZZAZIONE CON IL TUTTO?
Basterebbe “prendersi la briga di andare quantomeno a sbirciare su qualche appunto relativo alla filosofia taoista”, e ci si potrebbe rendere conto “di cosa realmente si tratti”!!!
“Non considerare” questo aspetto, focalizzando le proprie energie sullo studio “dell’arte marziale DA CUI E’ NATO IL TAI JI QUAN”, è un po’ come mettersi a studiare “il grano”, in un corso PRATICO per imparare a CUCINARE LA PASTA!!!
Zhiajian
– Sergio –
10 risposte su “TAI JI QUAN come corso di “difesa personale”? Ecco perchè dovresti gioire quanto un cappone ogni 3 luglio negli U.S.A.!”
Buongiorno, post molto istruttivo. Mi sono avvicinato a questa disciplina Taiji stile Yang, spero di averlo scritto bene, da pochissimo…sto in effetti solo provando, non sono il tipo da effetto placebo ma mi interessava per smorzare lo stress e favorire il benessere generale, ma anche sfruttare l’aspetto autodifesa…su questo ti chiedo quindi se tale disciplina comunque sia assolve anche a questo aspetto, non come arte da combattimento si intende…
Buongiorno Marco. Prima di tutto ti chiedo perdono per la lunga attesa di una risposta. Lungi da me il cercare vacue giustificazioni… mi sto dedicando alla stesura di un importante libro sul caregiving (soprattutto a tema oncologico) e ho trascurato il blog a lungo. Ti chiedo scusa, e ti rispondo alla tua domanda più che sensata. (ovviamente, il è e rimane un parere personale).
Prima di tutto esordirei con il discorso “effetto placebo”. Si tratta di un fenomeno a mio avviso moooolto importante, spesso sottovalutato (a torto) e che è in grado di innescare effetti nella persona degni di nota! Tieni presente che esiste anche la versione “nocebo” (banalmente, in negativo).
Lo scopo che vuoi perseguire (smorzare lo stress e favorire il benessere generale) è secondo me senz’altro raggiungibile, a patto che tu sia consapevole dei vari fattori in gioco. Da quanto ho capito stai ancora muovendo i primi passi nell’affascinante mondo di questa disciplina… questo, obbliga necessariamente a confrontarsi con tutte le dinamiche correlate all’apprendimento. Banalmente, se quando impari la tua mente ti assiste ed aiuta, la fase di “stress necessario” ad imparare verrà lenito o addirittura percepito come qualcosa di piacevole e motivante. Se il mind set che utilizzi, dovesse invece farti incazzare o demotivarti di fronte alle difficoltà o agli inevitabili errori “di percorso”, allora la cosa verrebbe rimandata necessariamente al momento in cui il livello di abilità acquisito te lo concederà. Il timing, dipende da molti fattori personali, ed ognuno è vero che “ha i suoi tempi”… anche se paradossalmente, lavorando sul “gong fu”, l’efficienza dovrebbe crescere ed contenere di conseguenza i tempi di apprendimento. (in soldoni: dipende da come processi le fasi di apprendimento, e quanto il tuo insegnante è realmente in grado di aiutarti in tal senso). AL netto di questo, è fuori discussione che “un buon Taiji” possa intervenire in senso lato a livello di benessere personale. Ricorda tuttavia, che generalizzando il concetto di benessere, si sta espandendo l’argomento a molti fattori… e questo richiederebbe una valutazione un po’ più specifica. Di per se, comunque, possiamo tranquillamente affermare che si tratta di una pratica che “mira in quella direzione”.
Questione “difesa personale”… Qui tocchiamo necessariamente un tasto molto dibattuto, controverso e insidioso. Ti prego di prendere con le pinze quello che ti sto scrivendo, ma è un argomento su cui in 30 anni ho avuto parecchie discussioni.
Dobbiamo innanzitutto capire bene cosa tu intenda nello specifico quando parli di “autodifesa”. Questa parola è purtroppo oggetto di un sacco di speculazioni anche ad opera degli stessi docenti (cosa che mi disturba, e non poco!). E’ necessario fare sufficiente chiarezza per comprendere se, in fondo, si stia parlando di “sicurezza in se stessi”, o di “utilizzare il Tai ji per difendersi da un aggressore sul piano fisico”! Nel primo caso, si sta parlando di qualcosa non solo in perfetto target, ma anche di un obbiettivo assolvibile alla grande utilizzando una didattica adatta da parte dell’insegnante, ed un atteggiamento opportuno da parte di chi impara. (c’è un oceano di fattori implicati, e se chi insegna non ha competenze in tal senso, temo che la delusione sia dietro all’angolo… o nel migliore dei casi, arriverai ad un certo punto dove ti renderai conto che “qualcosa ti impedisce di spiegare le tue ali e spiccare il volo”).
Quando invece si parla di “usare il Tai ji per difendersi”… beh… FUFFA. Quello che di solito accade, è che un docente “con pochi scrupoli e zero competenze didattiche o nel combattimento”, spacci per ORO del semplice ottone! La dinamica è quella tipica di chi “vende fuffa intercettando qualcuno che vuole comprarla”. Mentre per il neofita si tratta di qualcosa di legittimo e frutto di una distorsione sul piano cognitivo, per il docente è una furbata. Se non è così è perchè chi “sa sopra è solo un po’ più scaltro di chi sta sotto” e parla la stessa lingua! Il discorso è semplice (anche se appare controintuitivo a causa di ciò che si tende a credere): in Cina, che ha dato i natali a questa disciplina, “esiste qualcuno che usa il Tai ji per addestrare forze speciali o nel combattimento”? NO. PUNTO. Questo, dovrebbe innescare 2 tipi di pensiero: 1) se non lo fanno in Cina, è perchè sono degli idioti??? NO. Non lo fanno, perchè esistono delle discipline “marziali” molto più adatte ad essere utilizzate come protocollo di sviluppo delle abilità nel combattimento. 2) Noi occidentali siamo così tanto “più intelligenti” degli stessi che hanno codificato tali discipline? Ancora una volta la risposta è NO. Siamo solo “diversamente scaltri”… Chi ti “vende corsi di Tai ji per autodifesa” è perfettamente assimilabile a quei personaggi che negli anni ’80 ti fregavano negli autogrill facendoti fare “l’affare” della scatola del “videoregistratò con dentro il mattone”! Cosa accade di solito? Viene tirata in ballo la questione “IL TAI JI E’ NATO COME ARTE MARZIALE” bla bla bla. Il punto è che si tratta di una verità assodata che il Tai ji “sia nato come arte marziale”!!! Ma questo “In che modo ti dice che quello che si fa oggi” funzioni esattamente come allora??? Questa disciplina è stat oggetto di “secoli di mutamenti, distorsioni ed evoluzioni NELLA DIREZIONE DELLA SALUTE”! Metaforicamente, è come se ti dicessero che “usando il dado che hai nel frigo, siccome all’inizio del processo di evoluzione che l’ha strutturato era una mucca che pascolava”, lo puoi mettere in giardino per farti brucare l’erba!!! ;). Capisci? Ma anche volendo prendere per buono che, risalendo agli schemi di allenamento di 3000 anni fa, quando nessuno ancora parlava di “Tai ji quan” ed era assimilato ad una semplice e grezza forma di combattimento efficace (si narra, con protagonista del mitico Generale Chen)… che diavolo di senso avrebbe fare tutto quello studio a ritroso per ottenere qualcosa che potrebbe essere ottenuto con qualcosa di estremamente più adatto e diretto a perseguire tale scopo? Capisci il controsenso? E dato che si parla di “gong fu”, un agire in quella direzione, è follia! Gli stessi cinesi ci prendono (e non a torto) per il culo per queste cose!!! Non ha nessun senso pratico e logico. Ne ha solo a livello “psicoemotivo”: si sta facendo i conti con una certa insicurezza, vorremmo sedarla “senza pagarne il prezzo necessario”, e si viene attratti dall’idea che “esista un modo di imparare a difendersi in modo efficace senza combattere”! Capisci il problema “dietro le quinte”?
Per come la vedo io, ma ripeto è e rimane il mio parere personale, se si vogliono sviluppare della “abilità per combattere”, è necessario farlo! Punto. Se si ha la guida giusta, e si accetta il prezzo da pagare, lo si può fare. Ma tutto ciò NON HA NULLA A CHE FARE con “il replicare la versione marzializzata delle tecniche della forma”! E non ha nulla a che fare con l’allenarsi nel TUI SHOU. E’ vero che per quest’ultima via sé possibile sviluppare una certa sensibilità, reattività (tattile) ed eventualmente un’abilità che un qualche vantaggio può anche essere sfruttata, ma ti basta salire su un tatami e “giocare” con qualcuno che pratica Judo o Brazilian Ju Jitsu per schiantarti con i limiti di questa convinzione… Per cui, con molta franchezza, ti direi: se il tuo scopo/esigenza è quella di sviluppare, coltivare, recuperare SALUTE… VAI TRANQUILLO… se hai un buon insegnante e una dinamica adatta, ti basta mettere in gioco un atteggiamento umile e volenteroso, e i risultati arriveranno. Se invece desideri veramente imparare a difenderti, LASCIA STARE! Puoi serenamente optare per uno studio multidisciplinare che ti permetta di assolvere ai tuoi obbiettivi in queste due direzioni diverse. Se il tuo insegnante attacca con “la pippa della purezza dello stile… se fai altro poi fai confusione… le due cose non possono essere coltivate insieme… o puttanate di questo tipo”, girati, ringrazia e cerca un’altra scuola! Il sottoscritto sono 30 anni che studia e si applica contemporaneamente nella direzione della salute/benessere, e quella della difesa personale… senza riserve, con logica e avendo trovato “soddisfazione pratica tangibile” in modo molto soddisfacente. Nessuno ti vieta di “allenarti con i pesi per fare un po’ di muscoletti”, e contemporaneamente “dedicarti alla danza”! Capisci cosa intendo? E se qualcuno sostiene che “l’uno diventa un ostacolo per l’altro di default”, ti sta semplicemente parlando DI UN SUO LIMITE, non del tuo… ma che anche tuo può diventare se ti ci affidi come studente! 😉
Mi auguro di essere stato sufficientemente esaustivo per rispondere alle tue domande… se hai bisogno di ulteriori chiarimenti, scrivimi pure! 😉
Ciao Sergio, in questo articolo mi confermi quel che ho sempre pensato essere il tachi quan: una splendida disciplina bioenergetica per la salute fisica e mentale.
Da quel poco che ho praticato di questa disciplina, (forma 24 stile yang, che ripeto quotidianamente), ho notato che molti maestri di taij, erano pure conoscitori di qualche altra arte marziale esterna.E questo la dice lunga.
Sintetizzando quanto dici, tutto il discorso sull’intenzione che precede il movimento è una minchiata, così mi è parso capire.
Dici pure che il concetto marziale del tachi, si riferisce alle applicazioni del Tou Shu .
E il fatto di ripetere la forma velocemente e sostenere che questa è l applicazione marziale, è un’altra supercazzola.
A questo punto,mi piacerebbe chiederti del radicamento a terra. Si parla di soggetti che radicando la propria energia nel terreno, diventerebbero inamovibili ale spinte esterne. È vera o è un’altra superbubbola ?
– Gianfranco –
Ciao Gianfranco!
Perdona il “ritardo” nella risposta… periodo molto impegnativo su vari fronti e fino ai primi di giugno sarò costretto ad una scarsa presenza sul web… ^_^
Mi piacciono i tuoi interventi ricchi di spunti… veniamo per punti…
Visto che citi la questione “arti marziali esterne”, permettimi una piccola ma significativa puntualizzazione… (nel blog comunque trovi anche un articolo che ne parla in maniera più approfondita)
…un’altra delle stupidaggini più diffuse, è il pensare che esistano “arti marziali” interne ed esterne… (in realtà figlie di distorsioni traduttive, ma divenute stupidaggini dal momento che hanno acquisito credito esclusivamente per la “presunta” credibilità di alcune fonti!)
L’arte marziale è l’arte marziale…(wu shu)… punto.
Esiste invece un “lavoro interno e un lavoro esterno” (più legato al kung fu/gong fu che al wu shu!)… in realtà un buon insegnante dovrebbe essere in grado di proporre un iter formativo dove ENTRAMBI i tipi di lavoro vengano coltivati…
..è così nella realtà??? … per quanto ho visto io, NO.
Penso in parte per “un scarso grip con il target medio di allievi”, ed in parte proprio per una mancanza di competenza da parte dei docenti…
Tuttavia, ovviamente sarebbe un “azzardo” da parte mia il trarre conclusioni su qualcosa che “non ho testato” direttamente…
Non mi sorprende comunque che tu abbia avuto le esperienze di cui mi parli.
Intenzione… minchiata?!?!? Il rischio è serio… mah…
Yi (la forza dell’intenzione) è qualcosa di molto importante nella pratica del gong fu… banalmente pensa a cosa succede se decidi di allenarti con un approccio determinato, o con un atteggiamento di “svacco”… è chiaro che questa differenza “modifichi la disponibilità” delle energie che abbiamo dentro…
Detto questo, altro paio di maniche è “ostentare altro”, sostenendo che “il valore del taiji” derivi dal lavoro che si fa con l’intenzione (indipendentemente dai movimenti del corpo)!
Se si pratica Qi Gong e “si possiede il back ground di conoscenza ed esperienza sufficiente”, è possibile “lavorare solo di intenzione” lasciando il corpo in posizione statica…
Succede qualcosa?
SI… (dimostrabile)
…ma limitatamente alla bontà della tecnica, alle competenze reali del praticante ed alla sua efficienza psicofisica.
Col Tai ji, la musica è un’altra!
Se ci si muove correttamente, e “la mente non crea ostacoli”, l’effetto arriva… diversamente si finisce “per muovere soltanto l’aria” (come amano dire i Maestri cinesi)…
Che poi “muovere l’aria” sia un tipo di pratica che possa in qualche modo condurre a dei benefici questo è un altro conto!
Poi c’è da prendere in considerazione il livello autentico di abilità del praticante… Se quello è buono, una buona pratica fisica può anche arrivare a mettere in silenzio la mente (senza stratagemmi e magheggi vari)… se tuttavia l’abilità fosse troppo bassa (e il frastuono mentale troppo intenso) difficilmente si otterrebbe qualsivoglia riarmonizzazione.
Postilla (a mio avviso la più diffusa in assoluto): se la mente risulta “inchiodata in qualche convinzione”, DI FATTO rappresenterà un ostacolo insuperabile a livello di riarmonizzazione, e per quanto il corpo venga spinto a praticare, i movimenti finiranno “plasmati” dal frame mentale…
In altre parole: praticando, invece di recuperare armonia, si finisce per plasmare il movimento ad immagine e somiglianza della disarmonia mentale.
(In Cina funziona in modo diverso perchè “la persona media” funziona diversamente da un occidentale)
Ma allora… qual’è questo risultato “spesso osannato” come miracoloso?
Semplice: PLACEBO!
La persona, accondiscendendo le sovrastrutture della propria mentalità, “gode della propria zona di comfort” (a livello psicoemotivo) e SI SENTE A SUO AGIO!
Ecco… AGIO e cambiamento (ed ogni riarmonizzazione passa necessariamente attraverso cambiamenti!) non possono coesistere…
(Puoi leggere un articolo interessante sul DISAGIO cercando nella casellina di ricerca del blog…)
Tui shou e marzialità del tai ji…
Aspetta: non ho detto che le applicazioni del tui shou sono la marzialità del tai ji, ho detto che il tui shou E’ LA BASE su cui ci si appoggia per sviluppare la marzialità del tai ji.
Un individuo che “fa” tui shou, non necessariamente è in grado di difendersi col tai ji!
Ma è vero che per sviluppare quella capacità, a livello pratico si lavora “attraverso il tui shou”…
La forma è “un copione scritto”, all’interno del quale è contenuto “qualcosa di tecnico”.
Se quindi a livello didattico si lavora riesumando un’ipotetica applicazione marziale da una tecnica e lo si fa “per questioni DIDATTICHE”, la cosa ci sta… altro paio di maniche è sostenere e cercare di convincere che l’esecuzione velocizzata di quella tecnica corrisponda al SAPERSI DIFENDERE “AL DI FUORI DEL COPIONE IPOTIZZATO DALLA FORMA”!
CHI SOSTIENE QUESTO lo fa “solo per 2 motivi”:
1) BONARIA INESPERIENZA
2) FURBIZIA CHE PUO’ PERMETTERSI CON PARTNERS ACCONDISCENDENTI.
Quando si è per strada NON SI SEGUONO COPIONI! (chi l’ha vissuto lo sa bene!)
Supercazzola? Fai prestissimo a trovare risposte nella REALTA’: prendi chi sostiene questa cosa, lo metti davanti a qualcuno che fa sport da combattimento da un paio di anni (o è capace di muovere le mani!), e verifichi… 😉 Di solito non si arriva mai neppure al confronto reale! ^_^
Radicamento…
Ottima domanda…
IL RADICAMENTO è un fenomeno che “esiste”, ma è meglio fare un pizzico di chiarezza…
IL RIFERISI alle “radici”, è una metafora che nella lingua cinese è estremamente affine “alla descrizione del fenomeno”.
Che un occidentale inizi tuttavia a “quaqquerare” di energie che si radicano nel terreno per effetto magari di una “certa intenzione”, beh… una questione sono i cartoni animati orientali che ricalcano “le metafore comunicative” della cultura locale, altra cosa sono LE STORIE BASATE SUL NULLA ma che si dimostrano “economicamente o egoicamente profittevoli”! (o al limite su qualche abilità fisica che si riesce a replicare per talento, ma di cui non si è sufficientemente consapevoli per poter darne spiegazioni comprensibili!)
Personalmente adoro l’argomento “radici”… ma fermo restando l’importanza di ciò che ti dicevo prima in merito all’INTENZIONE, l’efficacia (e l’efficienza) di questo effetto è una questione FISICA!
Esistono delle posizioni ben precise che un buon matematico (o ingegnere meccanico sveglio) sarebbe in grado di “leggere” serenamente… il BU FA, lo studio delle “posture” è un altro tassello importante dello studio di un buon kung fu…
Il radicamento dipende quasi esclusivamente da questo!
Postura corretta, presenza muscolare adeguata, e l’atteggiamento mentale adatto, possono veramente creare un effetto “apparentemente” straordinario.
Inamovibilità alle spinte esterne dici? ^_^ …basta “provare”…
I miei allievi che studiano il Bajiquan lavorano molto sul radicamento e sulle forze… e scoprono “senza misticismi inutili” (tranne per gli egomani…) l’effetto di alcune posture e delle forze ad esse annesse… “sollevare vince su puntellare” ad esempio, e lavorarci attraverso il Bajiquan è molto più proficuo in termini di “esperienza diretta” , per interiorizzare alcune esperienze che nella “sola teoria” o nella pratica “delicata” rimarrebbero fumose…
Poi non è importante “il nome” delle forze che si studiano, o delle posture… ma a livello “concettuale” il significato deve essere comprensibile e sperimentabile. Se non è così, io personalmente DIFFIDO.
Quando si parla di Tai ji, va da se che l’aspetto del radicamento ha senso essere dibattuto se si pratica anche il tui shou, dove attraverso il “feedback” del partner posso comprendere in modo più chiaro l’effetto di ciò che io produco come “fase creatrice”…
Praticando solo la forma è necessario possedere una tale profonda sensibilità che permetta di intercettare le risposte “sottili” che si possono cogliere attraverso il movimento libero…
Aggiungici che più lentamente ci si muove, è più quel tipo di risposte si riducono ai movimenti in cui “l’unica componente antagonista percepibile è la forza di gravità”… (se non qualcosa di creato dalla mente!)
Hai voglia a “percepire” il radicamento dal feedback della resistenza dell’aria durante un movimento molto lento!!!!! 😉
Qualcosa di più percepibile in tal senso può arrivare praticando stili “antichi” che conservano durante la sequenza anche esecuzioni di movimenti esplosivi… (come lo stile CHEN ad esempio, che adoro)
Un pizzico di mistico, alcuni trucchi “da spettacolo”, buone abilità e persone accondiscendenti e suscettibili a certi argomenti…
Questa è la ricetta che, purtroppo in modo abbastanza diffuso, ha generato tanti equivoci e “macchiato” la credibilità di pratiche orientali straordinarie…
E’ necessario “un cambiamento dal basso”… attraverso una SANA curiosità ed autentica disponibilità a mettersi in discussione sull’argomento… mettendo da parte IL CREDERE e quotando nei fatti una ricerca attraverso il COMPRENDERE… come ad esempio questo tuo intervento…
Grazie per il tuo commento e per le tue domande ricchi di spunti per tutti. 😉
Grazie Sergio della tua articolata e completa risposta, che mi ha permesso di dare una maggiore chiarezza ad alcune tematiche legate al Taji quan.
Visto che hai citato il qi gong, disciplina che un pochino pratico…Ti lancio la palla e ti propongo di scrivere magari un bell’articolo su questo argomento, spiegandoci ,se vorrai, quale tipo di differenze ci siano ….a livello energetico…tra tachi e qi gong. Ad esempio: il primo fa circolare il qi nel corpo e il secondo permette di accumularlo, si’ da incrementare la riserva energetica ? In questo senso le due discipline sono complementari? Oppure no.
Potresti fare chiarezza sull’argomento qi gong perché in giro ci sono tanti fuffari.
E altri di certo più seri.
Un monaco shaolin italiano Shi Heng Chen di Milano racconta, di esser venuto in contatto, durante il suo apprendistato presso il monastero Shaolin in Cina del Nord, con alcuni manoscritti, (in via di traduzione italiana), che illustrano esercizi di qi…..in grado di alleviare o forse in certi casi addirittura,di guarire, le malattie neoplastiche.
In molti praticano qi gong…per stare bene ed elevare le difese dell organismo.Alcuni dicono di effetti straordinari, altri dicono il contrario.Il Cicap dice che è acqua fresca.
Difficile in assenza di risultati sperimentali, trovare un’utilità oggettiva.
Che ne pensi? Ti ho dato tanta carne al fuoco anche stavolta.
Ciao
– Gianfranco –
Ciao Gianfranco! Perdona la mia prolungata assenza dalla rete… (il periodo di impegni da assolvere/risolvere si è protratto più del previsto!)
Veniamo a noi…
Ovviamente “non credere” a quello che ti dico, armati di pazienza e volontà, e sperimenta… 😉
Per quanto riguarda le differenze tra le due discipline, grossolanamente ribadisco un “concetto digeribile”: quando fai TAIJI (fatto bene) il QI circola in modo armonioso e si vanno a recuperare o ristabilire la “condizioni ideali” per uno stato di salute… (che come saprai nella m.t.c. sono legate proprio allo scorrimento armonioso del qi nell’individuo).
Quando fai QI GONG, “la musica cambia”, perchè col lavoro che si va a mettere in atto attraverso questa stupenda disciplina, il QI lo sposti “DOVE VUOI” e “COME VUOI”!
Questo implica che ci sia a monte della pratica una preparazione di base sufficiente per avere “consapevolezza” di quello che si va a fare!
Nella mia personale esperienza, per esempio, durante il corso professionale di shiatsu ero venuto in contatto con una “metodologia di pratica” del qi gong che non solo NON ERA RISOLUTIVA nei confronti di un problema lombare di cui soffrivo, ma addirittura lo accentuava!!!
IO ho avuto la fortuna di essere a contatto con il mio Maestro di Bajiquan e Taijiquan stile CHEN che, essendo un medico cinese mi ha permesso di comprendere “l’errore” nella pratica e correggerla.
Chi a differenza di me non aveva questa fortuna e magari neppure la curiosità di indagare (e la faccia di culo qb per mettere in discussione qualcosa di fronte ad un docente!), si è ritrovato a portare avanti, alimentando e diffondendo, “immondizia” purtroppo avvalorata da pure e semplici credenze.
Ora, personalmente “quoto” il grande potere dell’effetto placebo riconosciuto anche dalla “nostra scienza”, ma questo è importante rendersi conto che rappresenta un’arma a doppio taglio:
…nell’esempio citato… mentre la mente lavora innescando una serie di processi interni che ricercano CONGRUENZA con l’idea che si sposa, rimane da fare i conti con la condizione fisica, e la competenza reale con cui si “decifra” quella stessa idea e metodologia di pratica.
Una persona con un buon stato di salute e che “crede poco”, probabilmente non vedrà mai minato il suo stato di salute dall’effetto placebo…
Una invece con uno stato di salute instabile o “delicato” (che per giunta di solito rappresenta proprio lo stereotipo di “credente invasato/invasabile”) tenderà a subire la leva “effetto placebo” peggiorando la sua condizione… se sufficientemente consapevole “se ne accorge”, se invece vive in uno stato di invasamento finirà probabilmente per “coprire” ogni segnale di allarme con convinzioni su convinzioni! De facto innalzando l’asticella del rischio “sviluppo problemi”.
Sono riuscito grossolanamente a farmi comprendere?
Quando scrivi che il qi gong “fa accumulare” il qi, dici qualcosa di marginalmente vero… nel senso: SI, esistono tipi di qi gong il cui scopo è quello di accumulare qi… ma ne ESISTONO ANCHE UNA MIRIADE CHE SERVONO A “FORZARE” LO SPOSTAMENTO DEL QI IN DETERMINATE PARTI DEL CORPO PER PRODURRE UN EFFETTO VOLUTO! Capisci?
L’assunto QI GONG = ACCUMULO DI ENERGIA è una banalità che spesso viene diffusa da “docenti artisti dei magheggi” (o talvolta semplicemente da individui diligenti che “si fidano ciecamente” di ciò che viene detto loro da una presunta o meno personalità, e ci credono senza indagare razionalmente… NON E’ SEMPRE CATTIVA FEDE! Sia chiaro!)
Pur non dicendo una “bugia in senso assoluto”, se hai compreso il passaggio precedente ti apparirà piuttosto chiara la questione.
Sostenere che assumere un integratore di VITAMINA C SI RIVELERA’ UN TOCCASANA per la salute di un individuo è qualcosa che si rivelerà vero SOLAMENTE SE il problema lamentato deriva da una CARENZA DI QUESTA SOSTANZA… diversamente, si avrà più vitamina C nella pipì e a livello di salute non cambierà assolutamente nulla! (placebo a parte!) 😉
Per cui praticare un QI GONG per accumulare qi e un un buon tai ji per farlo scorrere in armonia, direi che si tratti di “un ottimo lavoro di squadra” per la salute e longevità di un individuo. In Cina (soprattutto dagli ormai “Vecchi”) è una consuetudine affermata il farlo.
Detto questo, per i motivi di cui sopra, rimane fondamentale (secondo me) indagare e comprendere in modo da sviluppare “competenza” oltre ad un buon livello di abilità.
Per quanto riguarda il monaco… ricordati che stai interagendo con un individuo “mediamente considerato un BLASFEMO”, un miscredente, il CHINO’ fuori dal coro… (almeno per il momento)
Piccola prefazione: la mia personalissima considerazione per “i monaci shaolin” che girano il mondo “vendendo” saggezza e conoscenza a prezzi scandalosi come “mercanti senza scrupoli”, acquisirà punti nell’esatto istante in cui SI IMMERGERANNO NEL NOSTRO STILE DI VITA E OTTERRANNO RISULTATI MIGLIORI DI QUELLI CHE OTTENIAMO NOI!
Di persone che “cavalcano” la creduloneria di alcuni individui ce ne sono (e sempre stati) anche qui da noi!
Sono individui di solito con particolari abilità sviluppate con impegno o talentuose, che promuovono “la loro immagine”…
Per comprendere questo mio “dente avvelenato”, pensa a questo: “se a dirti LE STESSE IDENTICHE COSE” fosse stato un individuo comune in jeans e camicia sbottonata, avrebbe sortito lo stesso effetto “credibilità”? 😉
Detto questo, ma DEVI ESSERE CONSAPEVOLE che ci stiamo inoltrando in un contesto “border line” anche di natura “legale”, se comprendi “la logica/dinamica” delle “medicine orientali” in generale, un senso DI SICURO LO TROVI… la cosa fondamentale è “A COSA TU CREDI O MENO” (perchè questo innesca effetti placebo/nocebo che sono stati osservati e pubblicati ampiamente… ma MAI DIMOSTRATI CON UN NESSO DI “CAUSALITA'”… da cui il parere CICAP); il tuo grado di CONSAPEVOLEZZA in merito alla questione; il tuo REALE GRADO DI ABILITA’pratica…
… e soprattutto la capacità di “ragionare” e vedere/sentire un individuo NON A COMPARTIMENTI STAGNI!
E’ in pratica un LAVORO DI SQUADRA su vari piani (emotivo, fisico, psicologico) … se LA SQUADRA LAVORA BENE E PRODUCE UN EFFETTO SINERGICO, per quanto mi riguarda, penso che si possano manifestare quelli che chiamiamo MIRACOLI.
Detto in altre parole: un individuo può fare il miglior qi gong del mondo, ma se vive bevendo come una draga, non dorme, e s’incazza 22 ore al giorno respirando smog a pechino e mangiando ogni tipo di “merda deliziosa”, capisci bene che “se guarisse” ci troveremmo di fronte non ad un miracolo, ma ad uno “scherzo della natura” con capacità di adattamento non comuni (ah, per inciso, quest’ultima è una delle discriminanti più influenti dal punta di vista evolutivo!)
Diversamente, uno magari mangia cibo sano, dorme bene, vive sereno ed in una zona del pianeta “Pulita”, anche se non fa qi gong probabilmente “la vita lo assisterà”…
Capisci?
Non è una logica lineare, ma articolata.
Non esiste “una via”, ma una rete di vie “più o meno” in comunicazione tra di loro.
Ps.non ti preoccupare per la “tanta carne al fuoco”… se l’interazione si dimostra intelligente mi metto al barbecue molto volentieri…
Anche in periodi molto intensi (come quello appena passato) 😉
Buona giornata
Ciao Sergio, la tua analisi é molto interessante. In particolare mi rendo conto di quanto possa rappresentare una forzatura il pretendere di isolare la tecnica di una forma di Taiji per dimostrarne l’efficacia in un contesto “bellico”… quando forse una delle maggiori difficoltà, nello studio della forma, è proprio far scorrere le forze in armonia durante la sua esecuzione.
Ciao Alessandro… Grazie per il tuo commento…! In effetti, si tratta esattamente del “paradosso” che mediamente viene realizzato, spinti dalla necessità interiore di dover “confermare” una convinzione! D’altra parte, comprendo anche che “essendo la domanda” (di mercato) spesso focalizzata su simili “pre-concetti”, molti docenti, con lo scorrere dei decenni, si siano “adeguati” all’INSEGNARE “PER MANGIARE”… abbandonando la via del farlo PER GUIDARE IN UN APPRENDIMENTO/MIGLIORAMENTO… La prerogativa del “difendersi attraverso il tai ji quan”, è propriamente “il far scorrere la forza dell’avversario e trasformarla”… PRINCIPIO BEN DIVERSO da quello che di solito si realizza “accelerando le singole tecniche della forma”! (in cui di solito si SPACCA, si MOZZA o si anticipa la forza di un avversario!) CIO’ CHE SFUGGE, è proprio che “qualora questo tipo di condotta si possa ANCHE RIVELARE EFFICACE”, in realtà NON SI TRATTA DI TAI JI QUAN! (da cui il paradosso!) …e come se non bastasse, si “perde clamorosamente IL FOCUS” del lavoro “interiore” che dovrebbe contraddistinguerlo… ^_^
Ciao Sergio, cosa intendi nello specifico quando parli di “Far scorrere la forza dell’avversario e trasformarla”? Forse intendi deviare dalla direzione la sua forza e portarla all’esterno ? Da quanto ho appreso dal tai chi, mi viene in mente questo.
Se poi parliamo sul piano di linguistica e psicologia attiva, penso a trasformare un’occasione di vita o di relazione, a mio vantaggio. Es: colgo l’occasione di vedere la critica del superiore di lavoro, come uno spunto per migliorarmi. Che ne pensi? Ma tutto questo alla lunga non genera un comportamento troppo passivo ?
Un saluto
Gianfranco
Riciao 😉
Grossolanamente… mentre il contesto geometrico è “statico”, ciò che intendo quando parlo di “far scorrere” è qualcosa di prettamente dinamico.
Personalmente “non ritengo” che necessariamente l’oggetto della propria interazione sia riconducibile esclusivamente al “proprio vantaggio”…
Tendenzialmente la vedo più come un’interazione che “neutralizza”… che rende neutro..
Marzialmente parlando, (ma sai che su questo punto trovo fondamentale distinguere tra le “speculazioni filosofiche” e la realtà pratica) sarebbe, in effetti, proprio una questione di avvantaggiarsene e convogliare in un contrattacco.
Questo tuttavia, a mio parere, ha più a che vedere con “la strategia” che con l’essenza dell’interazione…
Un po’ come ad un seminario, una nota psicoterapeuta spiegava che “quando si subisce una malefatta, il pacchetto vada restituito al mittente (talvolta con gli interessi)”, proprio per evitare uno sbilanciamento insostenibile tra se e gli altri.
Nell’esempio del datore di lavoro, forse ti sfugge che “una scelta l’hai già operata” nel momento in cui hai deciso di avere dei “superiori”.
Come ogni scelta, questo comporta dei vantaggi e degli svantaggi.
A mio avviso non bisogna cadere nella trappola utopistica del voler aver accesso solo a vantaggi/onori etc… C’è sempre un rovescio della medaglia da mettere a bilancio nell’equazione ed una serie di variabili che ognuno di noi dovrebbe avere sempre a mente.
Io, ad esempio, in 46 anni suonati ho lavorato da dipendente “solo per 2 anni”…
Non devo affrontare problematiche di questo tipo, ma affrontarne altre con un loro prezzo da pagare… (che oggi, tra l’altro, è molto più proibitivo di qualche lustro fa…)
Ps.ricordati che YIN non è sinonimo di “passivo”… questo è un bug cognitivo diffuso per anni da insegnanti poco attenti (o competenti)… il FOCUS deve sempre rimanere “sull’interazione”, per rendersi conto se IL TIPO DI EQUILIBRIO in atto, sia sostenibile ed eventualmente fino a quale soglia (temporale e psicologica)